martedì 14 aprile 2009

Souffle



Il fluire inconsapevole di un respiro primordiale
supera le barriere della coscienza nel suo richiamo agli strati più arcaici della memoria corporea.
Parlare, tacere, sussurrare, urlare, gridare, mormorare;
canticchiare, sospirare, inspirare,
ansimare, sentire in qualsiasi forma il mormorio incessante del linguaggio.
Tutto passa attraverso la voce, emissione del corpo: un corpo-parola ma anche un corpo-presenza,
in atto attraverso il suo respiro, dentro il suo movimento.

Forse una delle cose più antiche e primordiali che l’uomo ha scoperto di possedere...
Il gesto rivelatore di un corpo rappresenta sé stesso attraverso il fare del linguaggio, un fare quotidiano portato qui su un piano rituale.
Qualcosa di semplice e primordiale come le impronte di mani lasciate sulle grotte preistoriche agli inizi della storia;qualcosa di sempre esistito, scritto là dall’inizio, ma rimasto come occultato per secoli e che ritroviamo nella commistione di identità e di forme, nel fare impuro del teatro contemporaneo.

La durata interiore e quella esteriore ... coincidono mai nella vita come su una scena?
in quale relazione si trovano? Come cambia un’azione vista dall’esterno e vissuta dall’interno, cioè come quell’energia dinamica, quell’eccitazione pulsionale che muove e fa muovere, quel ritmo velocissimo che d’un tratto sento battermi dentro, che cosa si vede al di fuori di tutto questo quanto resto lì, preso nell’immobilità di un gesto nello spazio;
Quanto é efficace all’esterno questa azione e come posso renderla ancora più efficace, condurla al massimo della sua portata, nel pieno del suo potenziale espressivo perché essa possa essere ricevuta, compresa e pienamente raggiunta nella sua totalità ?

Lasciarsi cadere, dissolvere al suolo fino a divenire uno con esso- un “partner invisibile”.(M.Wigman) Espandersi nello spazio, allungarsi oltre i limiti della propria pelle poi, ridivenire piccoli, rannicchiati al suolo, ripiegati su sé stessi e come preda di forze estranee, aggredenti.
Intensità ma anche tensione immobilizzante.
Questa energia fluida che sento scorrere in maniera disordinata, pericolosa, incontrollata a volte per poi lasciarmi nudo e vuoto, in uno stato di dispersione mortale: “vedo disciogliermi in acqua fuori”; sono liquido, trasparente, diffuso dentro gli esseri e le cose e la morte, allora, é questa macchia lenta e incolore che ora mi prende, m’afferra e lentamente mi divora.




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