domenica 19 ottobre 2014

"Toyoharu Kii", dal groviglio cellulare alla composizione essenziale ( visto al MAR di Ravenna)





 

 




I mosaici per Toyoharu Kii sono una pelle che ricopre le superfici con pietruzze schegge o frammenti di bianco marmo a intaglio irregolare alternate a riflessi del grigio in un imprescindibile tracciato ritmico su cui agisce in primo luogo il moto dissonante della singola tessera. I suoi monocromi intrecciati in una rigorosa architettura poetica nascono, in assenza di colore, dal movimento e dall’innesto dei singoli tasselli in composizione libera: forza di composizione alfabetica, di tessere che divengono lettere, che divengono parole, che divengono abbozzi di storie o immagini visive delineandosi nell’astrazione del linguaggio, nella condensazione del segno poetico, nella concretezza della pietra. Come afferma l’artista: “non cerco di realizzare immagini attraverso le tessere ma di realizzare una composizione disponendo delle tessere; dunque d’essere dentro questo piano di composizione infinita che dispone dei materiali per creare forme e liberarvi intensità, per trasformare la pietra, prosciugarla sintetizzando o estraendo da essa una visione o un correlativo plastico o ritmico di sensazioni a partire dal sostrato di vita organica che ne costituisce il fondo indistinto o magma vivente .

La composizione musiva in Toyoharu Kii è quadratura, costruzione di geometrie solide e pietrificate dove sull’ amalgama densa di malta le tessere si incastonano, si ergono in angoli, curve e spigoli in evidenza ma, anche in de-quadrature della superficie o dei contorni come il gesto opposto di distruzione o corrosione, di sottrazione o interna erosione del marmo. Sotto il costruirsi o decostruirsi di rigidi territori plastici nella tessitura musiva, oltre il dilatarsi e restringersi dell’esperienza nell’ordito del mosaico resta una intrinseca dimensione sensibile ed essenziale imprigionata nel tracciato atemporale e immanente della pietra.

“Spring Water Emblem”

Sorgente d’acqua si erge e sgorga dalla pietra, dentro la pietra circoscritta e incisa d’una moneta, emblema o cerchio simbolico nell' intarsio di bianco madreperlaceo e grigio riflesso. Risuona come ritornello ritmico dal suo territorio di pietruzze irregolari incastonate insieme in moto divergente in ascesa aprendo intervalli, fessure, micro-aperture nella composizione tra le singole tessere .
 L’acqua zampillante sgorga dalla sua base-fonte battesimale come acqua sacrale di un ritorno alla sorgente; poi spunta fuori, si erge verso l’alto e compare quasi assumendo le sembianze di un arbusto a germogliare nei primi tepori di primavera (da qui la parola “spring” in inglese nel duplice senso cui rinvia).

Acqua di sorgente, ritorno a una fonte che sgorga verso l’alto, zampillante, fresca ed espansiva, ma anche arbusto o cespuglio che germoglia e rigenera verso l’aperto con le sue fronde, vitale archetipo di rigenerazione che trasforma e insieme canalizza le forze primarie, dissidenti del suolo verso una forma ondulatoria, sensibile ed essenziale. Sgorga ascensionale dalla terra verso l’alto attraversato da queste sotterrane aritmie compositive o ritornelli fluidi che vibrano da dentro la sua struttura ritmica ma restano tuttavia condensati, solidificati in rigorose trame di pietra.



Nebbia pietrificata” e “finestrini” per guardare fuori attraverso la campagna immobile avvolta nello strato umidificante e denso di nebbia. Treno in marcia, il regimentarsi dei passi su un marciapiede, forme appena distinguibili nella nebbia. Quadrati, forse profili di case sono solidi a metà cancellati; vagamente affiorano dall’intrinseco processo di addizione, di un disporre e tenere insieme tessere, cellule come particelle elementari e comporle o innestarle l’ una all’altra sul piano di malta non tanto volendo ottenere un’immagine prefissata quanto seguendo il processo di intrinseca composizione,
 di combinazione ritmica degli elementi che insieme individuano punti intensivi, liberano blocchi di sensazioni o quell’aspetto vibratorio della materia in relazione al corpo che lo riceve.

 Rotaie, forse parti di locomotive a vapore, pezzi di ordigni esplosi o interni di meccanismi a reazione, motori a combustione di vecchi treni affiorano per parti sconnesse mentre salta agli occhi in primo piano l’intreccio, il moto formicolante delle singole tessere, pietruzze bianche di nebbia, forme che si muovono e dissimulano nell’oscurità, simili a gocce di pioggia violente e oblique contro i finestrini, ora immanenti sulla superficie, aggettanti sul tracciato compositivo, ora intrecciandosi in direzioni proprie e contrarie . Solidi cubici e angoli dissimulati, forme quadrate e corrose sugli spigoli, negli angoli per l’avanzare della pietrificazione brumosa e divorante di questa nebbia multicellulare.



Dire "no”: il no è una forma contorsionata, è un punto esclamativo al contrario, un guizzo di carboncino su una parete bianca e opaca. E' un’alfa e un’omega, l’inizio e la fine, una lettera greca incomprensibile, il rivoltarsi del pensiero, della forma contro sé stessa;
è un’incisione sulla superficie piatta e atona del presente,
una strada al contrario, un rilievo del pensiero,
la traccia d'una parola nitida, chiara e perfetta sul nulla opaco di uno foglio bianco.
Una lettera incisa, scavata sulla durezza del marmo,
un graffio sulla pelle,
il simbolo incomprensibile d'un alfabeto in una sintassi immaginaria di segni.





Inizio della Città”:  Città di marmo, città murata tutto intorno, circonduzione e circoncisione, perimetro chiuso e scavato come un solco nella pietra dal centro nucleare. Siepi e sentieri si dipartono da quello come un groviglio di stradine circolari innestandosi dal nucleo generativo entro il perimetro inciso. Sentieri laterali lo percorrono in serpeggianti ondeggiamenti, in una proliferazione di tessere disuguali, di schegge e frammenti di marmo intrecciati, tramati l’uno nell’altro in linee concave e convesse, dal caos al perimetro, dall’indistinto al piano ordinato d'una visione.
Due ordini si fronteggiano e si affiancano qui: uno caotico andando verso l’esubero e la profusione nel movimento indiscriminato di particelle elementari, cellule, protoni e neuroni liberi nel cosmo, entro un dispendio energetico, gioioso e fine a sé stesso dell’energia prima di giungere a costituirsi in forma.
Dall’altro, un sistema ordinato impone piani rigorosi, una struttura di composizione assoluta, essenziale, una concentrazione dell’immagine e un condensare del racconto in poche linee astratte. Un perimetro chiuso, in rilievo isola dall’anonimo esterno in un moto che ripiega, circoscrive e separa, ritaglia e contrae lo spazio dentro un contorno, un perimetro, una cinta muraria conducendo al suo solo nucleo. Ora, forme pluricellulari dal micro-tessuto del mosaico si espandono e si dilatano, si volgono e si rivoltano, si dispiegano generando rivolgimenti e circonduzioni in flussi di cellule circolari e continue.










“Like a moon” Come una luna scavata dentro la pietra, ora a massa piena e ascendente ora in contorno concavo e discendente, scompare per non restare che arco eroso sui bordi. Entrambe giungono ad apparire come forme solo in seguito a un'erosione, uno svuotamento, una solcatura sulla superficie piana della pietra. Appaiono per un moto di sottrazione, togliendo tessere, scavando, facendo spazio al troppo pieno, erodendo o aprendo uno strato secondo sotto la superficie-pelle del mosaico.

Eroso e scavato nella pietra appare, anche, questo grande cuore-organo vivente ("Obelischi e spine nel cuore") incastonato di tante piccole pietruzze e frammenti sommati tra loro singolarmente , disegnandosi per intime spirali: rocce su rocce spezzettate in residui e schegge, più grandi, più piccole, tagliuzzate obliquamente, appuntite o non rifinite. Lasciate ordinarsi in loro linee verticali, giungono poi a comporre obelischi, torri con punte acute come spine, fili spinati, muri cementificati di città, condensazioni di forme in pietra, costruzioni di torri, infine reticoli ventricolari che come in un corpo portano ossigeno dal cuore ai polmoni, sommersi tuttavia, sotto questo mare silenzioso di pietra.