
E’ uno sguardo lieve, riempito di ironia e leggerezza,
intelligente e pervaso di poeticità quello che si impone e arriva attraverso la
scrittura di Alessandra Maltoni nel suo testo breve, un racconto ambientato
nelle zone limitrofe di Ravenna in
prossimità del lido ravennate e della
adiacente marina che si esplora nel corso d’una giornata in bicicletta,
tra il
“porto e il mare” come titola la storia;
lì lo sguardo d’un bambino di otto anni
entra in dialogo quello d’ una donna adulta, la zia che l’accompagna,
vista senza età e preda del suo sapere mentre tutta una geografia di luoghi e
punti dalla pineta al porto si disegna intorno a loro nell’attraversamento.

La stessa dimensione di favola di S. Exupéry permane in
questo raccolto tuttavia realistico senza toccare il risvolto malinconico, la
tristezza e la solitudine velata di poesia, la metafora esistenziale del Piccolo
Principe. Qui l’atmosfera è lieve, leggera come la gita
a Marina dei due personaggi, e la pedalata in bicicletta attraverso la pineta
piacevole per quanto sotto un sole che diviene sempre più cocente e alto in
cielo mentre si ascolta il “tur tur” delle tortore e il concerto sonoro
dell’ambiente circostante. La complicità tra la zia e il bambino si rivela sempre più osmotica nel corso della narrazione, scherzosa e a tratti velata di
ironia. La narratrice adotta la metafora del trasferimento della linfa per
osmosi dalle radici alla pianta e alle estremità delle foglie: spiega al
bambino pazientemente tutto, delucida parole sconosciute a lui e risponde alle
sue domande travasando liquidi come attraverso vasi comunicanti dal meno pieno
al più pieno e viceversa. Se lei lo chiama scherzosamente con diversi
appellativi Car, Citrullo, “sottiletta” per il suo corpo esile, lui riafferma
la loro complicità contro la delusione del vedere partire la nave senza di
loro, “i due sempre in ritardo che perdono le barche” mancano il piano
stabilito e devono pensare a un piano B per riempire la giornata.
Appare in controluce attraverso la scrittura del
racconto l’intento della narratrice di trasmettere, divulgare o educare il lettore al
mondo in qualche modo entrando nel gioco dell’infanzia, imparando a parlare con
il suo stesso linguaggio per rispondere alla curiosità del bambino senza
sopprimere la sua immaginazione ma, al contrario, inventando la leggenda
dell’acqua salata e insieme una spiegazione scientifica alla salinità della
medesima.
L’itinerario tra
il porto e il mare nel percorso di Rosa e Carlo a Marina permette, anche a noi
lettori di tracciare la topografia di un territorio come quello del Lido
Ravennate attraverso le sue tracce storiche, di reperire una serie di punti, di
luoghi che divengono strategiche iscrizioni dal passato al presente o del
tessuto sociale attuale: la pineta che precede e avvolge la marina con la sua
rigogliosa vegetazione e orchestrazione
di suoni, lo storico campeggio Piomboni all’ingresso del lido, il molo e il
vicino porto-canale con le imbarcazioni ormeggiate che collega l’abitato al
mare, poi il mitico locale “Baretto" all’ombra del faro destinato a demolizione,
infine il nuovo porto turistico proiezione di scambio e comunicazione verso
l’alterità, l’innovazione, il futuro.
Magia e scienza
evocate insieme dalla figura del leggendario Archimede convivono nel racconto
della Maltoni, tenendo insieme la lente
immaginativa, lo sguardo dell’infanzia, lo stupore e la meraviglia nei
confronti del mondo che solo un bambino può avere con la capacità divulgativa
dell’adulto a condizione di saper entrare nella sua misura, in un dialogo
serrato tra i due, in un raccolto piacevole e lieve intriso di poeticità che
infine rende omaggio implicitamente a quel Piccolo Principe malinconico e
solitario in esplorazione del pianeta terra del mitico autore-aviatore
francese.