lunedì 22 marzo 2010

Ellissi





















Permanente sensazione di sospensione nel passaggio per arrivare da qualche parte;
occhi bendati, passaggi transitori verso l’altrove, vicoli ciechi, perdersi;
perdere la parola, la voce, il senso delle proprie azioni o reazioni quotidiane
il colore dei gesti, la luce dei giorni.
Vedersi sbiadire, scolorare all’aria fino a divenire trasparenti, atoni, non più visibili agli occhi dei sensi.
Perdere qualcuno, sé stessi, la stima o la fiducia degli altri, il tempo, l’abitudine
Lasciarsi sfuggire per ritardo o negligenza,
le direzioni, i vuoti ;
Vagare, perpetuando la stessa sensazione di gravitare in luoghi anonimi, estranei,
impassibili allo sguardo; derive di senso, sensazioni di oblio, di cancellazione.
Topografia di carte immaginarie, carte della terra volte al contrario,
direzioni approssimative, contingenti, incroci casuali di strade e palazzi,
d’edifici e quartieri vuoti, vagamente disabitati, assomigliandosi tutti l’uno l’altro.
Lentamente avanzare, avanzare e retrocedere per scosse disuguali.
Il corpo muovendosi, camminando solo,
il pensiero immobile, sospeso.
Un intero spazio aperto entro un campo immaginario, ampio territorio senza entrate né uscite, gravitante in ellissi tra il luogo reale e quello dei sensi, del sogno o del ricordo.
Dallo spazio a se stessi, poi verso il centro e ancora all’esterno muovendosi in circolo.

Il corpo stretto, serrato in un angolo guardando attraverso l’antro rovesciato d’uno specchio.





Carolina Saquel , dal video
“Le finzioni dell’informe”,
Espace Louis Vuitton, Parigi.

Acqua movente, vortice s’apre verso il fondo.
Rumori provenienti da fonte esterna indefinibile,ora più lievi come mormorii, sibili di vento,
ora minaccianti come stridori indistinti, borbottii di tuoni, gemiti d’esseri umani in lontananza.
Cerchi d’acqua s’aprono a poco a poco sulla superficie generati da piccoli gorghi o sorgenti sotterranee.
I rumori divengono più forti: rotture, agghiaccianti rumori d’oggetti che cadono,
terremoti, tremori, tuoni vaghi e indistinti.

Cerchi d’acqua si disegnano come spirali, ora simili a sabbie mobili.
Gridi, stormire d’uccelli, d’animali selvaggi in lontananza.

Sabbie mobili, moventi d’acqua s’aprono fino a ingoiarci; vortice che si rivela, attira i corpi al suo fondo fino a divorarli, farli sparire nelle sue profondità;
l’indeterminato del nero.
Il mare si richiude sopra di loro.
Visi tristemente divorati,
in mezzo al vivente stati di morte, nel loro proprio silenzio, al di là della percezione.

Fantasma di fusione, di re-immersione dentro un informe originario prendendo corpo di fronte agli occhi. La paura di perdere i confini, di un ritorno alla follia del prima, dentro una percezione, una materia, un corpo senza limiti. Liquidità. La paura d’essere ingoiati, riassorbiti al punto della nostra provenienza oscura.
L’acqua, un vortice che assorbe espandendosi dalle profondità alla superficie in cerchi concentrici sempre più ampi, richiudendosi sopra i loro capi.

Un abisso s’apre, s’allarga e inghiotte ogni cosa. Assorbiti da un’oscurità senza nome.
Là tutto si muove, tutto è acqua. Nell’acqua non ci sono confini.























Volto del presente: istantaneo arresto sull’attuale.
Arresto sull’immagine tra nitidezza e incoerenza. Astrazione e realtà, la ricerca di un altro linguaggio.
Ritorno alla storia. La fine dell’illusione. Primi passi verso l’avvenire.
Shipwreck: frammenti galleggianti, pezzi di imbarcazioni alla deriva;
Misteriosi inizi, la perfezione di un’armonia segretamente scorta.
Inspiegato risveglio.

Sguardo verso l’altrove, il fuori di sé. La conquista della realtà.
Senza fine, una storia senza nome.
Specchio del mondo, biforcazioni, lo specchio altro della mia interna visione.
Luce verso est. Accumulazioni e sperimentazione.
Post- tremore o nuova libertà; tracce di memoria, processi di materializzazione fisica e mentale; gesti manifesti, furiosi, proiezioni silenziose, inverosimili sembianze, somiglianze.
Clima incerto, suolo precipitoso, scivolamenti rapidi, inattesi, accennati e appena schivati lasciandovi la sensazione d’essere precipitati malamente al suolo.
Sensazione di vuoto, di terreno liquido che s’apre sotto i piedi.
Cambiamenti di clima improvvisi, precipitazioni inattese,
la mia interna precipitazione.
Dipingere giorno dopo giorno da mattina a sera, linee e figure non finite, schizzi, disegni vagamente abbozzati, raramente ritratti.


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