sabato 28 marzo 2009


Sono animali ritirati dentro la loro pelle, guscio o membrana.
Sono corpi lesi, offesi, feriti,
delusi, deludenti, spenti o che funzionano solo a tratti,
a giorni e a ore prestabiliti, che di tanto in tanto s’arrestano,
si bloccano come meccanismi andati in tilt per un nonnulla, che poi sembra quasi impossibile rimettere in azione.
Sono teste che si incaponiscono in idee fisse, che hanno idee fisse, martellanti, a ripetizione
Sono spalle irrigidite, tese, concave, che si proteggono e si chiudono all’esterno;
Sono corpi della frenesia, dell’abbandono
Elementari discordanze di sensi tra un posso, devo voglio
ticchettio d’acqua sgocciolante da un rubinetto in cucina.
Sono corpi che hanno smesso di agire, reagire, scriversi fuori come esistenza.
Dolorosa malattia del sentire dalla quale bisogna pure proteggersi in qualche modo:
pericoloso sporgersi fuori, esternarsi fuori dei sensi, li’ dove la sensibilità diventa liquida, permeabile, circolante entro gli esseri e le cose.

Incontro: esplorazione, contatto, scambio di pelli, di tonalità, di colore, di odori che si mischiano scossi dalla vicinanza di corpi sconosciuti: questo circuito tra avanzare e retrocedere, lasciarsi oggettivare da uno sguardo che si interpone, modifica, influenza la direzione del nostro. Essere inevitabilmente presi in trappola da questo sguardo che ci oggettiva, ci spia, ci seduce, ci rende in dovere di una risposta, di una sollecitazione all’altro.

Diventare quello che si tende ad essere virtualmente,
in potenza ma non in atto;
diventare o essere più vicini a quello che si potrebbe, ipoteticamente,
eventualmente essere dal potenziale irrealizato di sé alla forma definita della cosa.
Vedersi nello specchio potenziato dell’altro;
amarsi nello specchio di chi mi rinvia la mia immagine ideale dove l’altro diventa, d’un tratto, il mio referente privilegiato.
Uscire da questo circolo vizioso, asfittico, inclusivo che mi contiene e mi isola entrando in uno spazio di inter-relazione, inter-azione
scambio, mobilità, passaggio dove tutto circola, fluisce, scorre
e sensibilmente tende fili invisibili in uno spazio condiviso.

Una sensazione ti abita, pensa, si muove esiste dentro di te, nelle tue azioni, gesti, parole. Durante questo lasso di tempo percepisci l’esistenza attraverso l’ombra, il peso, la presenza di quello stato-sensazione che si é insinuato, si é lasciato scivolare temporaneamente nella tua carne.
Stati impalpabili d’essere iscritti nella memoria dei corpi resteranno quando tutto il resto sarà cancellato: nomi, volti, paesaggi, date e avvenimenti.

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