mercoledì 1 agosto 2012

Su danza, magneti e libere improvvisazioni nello spazio...(Santarcangelo festival II)












“Bisogna capire che tutto viene dall’altro”, chi è lì con voi su una scena come un’energia che vi assorbe o vi respinge, vi attrae o vi rigetta, diviene punto d’appiglio o punto d’arresto, facendo dello spazio performativo un campo magnetico, un dispositivo attraversato da forze elettriche,
flusso, corrente e scorrimento da un corpo all’altro oppure blocco, sospensione, barriera al vostro proprio movimento.
L’altro diviene magnete, punto di ricezione in ogni caso iscrivendo lo spazio attraverso una legge d’attrazione o di repulsione; agisce come una presenza che emana, mette in circolo malgrado la sua apparente lontananza o nel suo agire/non-agire, indipendente dal vostro. 

Tali campi di forze  generano nello spazio performativo l’imprevisto, l’incidente, i pieni e i vuoti che si creano nel gioco dell’improvvisazione in una scansione ritmica accordata o differita, in armonia o in contro-tempo tra me e l’altro. Sono le pause, gli arresti mai casuali, o ancora le azioni e reazioni, i ritmi che si instaurano,
le interazioni che malgrado tutto si stabiliscono tra gli esseri, i corpi, le anime, o forse solo i singoli campi magnetici. Passaggi repentini di stato, d’uno stato fisico, d’un livello energetico o d’un complesso emozionale rimbalzano tra un danzatore e l’altro, canali di complicità, di scambio, di fluidificazione s’aprono oppure tensioni, nodi, accozzaglie o caos di non-scorrimento, fino all’apice violento dello scontro.

  Sono circuiti attraenti o repulsivi, campi magnetici che si instaurano tra i corpi su scena; sono quello che non sanno di sapere di loro stessi, sono la complicità che l’altro mi passa e fa che divenga mia, che ascoltando ricevo, percepisco prima di sapere da me stesso come agirò. Sono il caso, l’incidente o lo sbaglio, la contrarietà che accade sul palco come nella vita e fa che la situazione cambi d’un tratto e ci costringa a trasformarci insieme ad essa, 
che altre possibilità impensate, altre soluzioni siano indotte a trovarsi, altre porte o spiragli ad aprirsi in quella storia dove tutto sembrava andare ordinatamente verso la sua fine e le cose stavano estinguendosi in quel modo fino a spegnersi come un fuoco, lentamente, per mancanza di nuovo combustibile.




Cfr Ariane Mnouchine, « Intervista »

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