lunedì 7 marzo 2011

Intorno a "Etere" ( proposizione di Christian Keller nel quadro di Nuovo Festival, Centro Pompidou)























































Rompere un meccanismo complesso in unità prime, le più piccole unità di senso, e ricomporle casualmente, volutamente in modo erroneo, irriflesso, insensato.
le rigature, le increspature, gli sbarramenti,

Macchina scrivente, self-assembling, montando, mettendo insieme automaticamente:


“A machine that would serve the production of disorder";


una macchina che servirebbe alla produzione voluta di disordine,

volgendo i propri codici al contrario, i caratteri incisi letteralmente dal basso verso l’alto e viceversa nel senso della frase.





“Literary automaton registering our changes of mood, despair, light, rage or illumination”




l’ automatismo d’una macchina scrivente registrando i nostri infimi cambiamenti di stato, d’umore, gli umori sottili del corpo e i loro spostamenti infinitesimali sotto la pelle, attraverso la linfa,

ondulazioni di campi magnetici, d’onde sensibili, emozionali e animali,



dalla dispersione alla disperazione, dall’annebbiamento alla luce.



Reazione contro il suolo pietrificato del paesaggio lunare, contro le procedure che installano ordine partendo dalla restrizione, il contenimento, la forzatura della leggi naturali,
le implosioni degli organismi viventi, le occlusioni imposte dalle leggi dagli uomini


le rigature, le increspature, gli sbarramenti,
le prese d’assedio, le cementificazioni.

I detriti, le scorie, le cellule deteriorate sempre più prodotte dalle macchine umane;

la natura riporta ogni cosa al proprio corso, alla soglia, all’altezza dell’umano.






Tale macchina produrrebbe artisticamente circuiti d’avanguardia, corto-circuiti contro le architetture infrante delle nostra disconnessa temporalità.
































































da Christian Keller, estratto video scelto intorno a "Aether"

Croazia, memorial Park

 Una costruzione metallica in forma esagonale si erge scintillante contro la luce, senza aperture, porte o finestre all’esterno. Appare come un santuario spaziale a cielo aperto fatta di materia rilucente, alluminio o lega metallica d’elementi freddi, senza riflesso per chi vi si trova all’interno . Tale memoriale in pieno deserto é  contornato da un paesaggio aspro di vegetazione spoglia, selvaggia.
Una striscia infuocata di luce rimbalza contro le sue forme ondulate e argentee.


Voci gridano parole incomprensibili, il rumore del loro eco in risposta. 

Il brusio della campagna sullo sfondo.

Il viaggio era stato breve ma il tempo era sembrato passare lentamente,  nell'immobilità d'un’eternità. Sapevano che stavano andando avanti ma il senso di guardare indietro li opprimeva, li tormentava.


"Scene da una vuota eredità".

"Solo una scusa per fare un viaggio. Pensi che avremo dovuto fermarci?"
"Non importa".


"Che cos’é questo luogo se non un edificio immenso, costruito in un posto inusuale, difficilmente raggiungibile?"

"Penso che possegga un grande messaggio."

"Assurdo."

"Sento qualcosa."

"E’perché lo vuoi."

"Se fosse vero lo vedremo, se fosse là lo sentiremo."

"Penso che dovremo cambiare l’uso, la funzione dell’edificio."

"Impossibile, questo luogo é sacro."

"l tempo era differente prima, tutto era diverso laggiù."

"Non riesco a riconoscere una singola cosa. E’ come se non ci fosse più Dio qui."

"Andiamo via, torneremo un’altra volta. Siamo Stanchi".













Mondi intermedi, il fluido emesso dagli esseri viventi, ogni oggetto produce un’ondulazione nel campo magnetico della terra, quintessenza, etere, elemento fluido che fa circolare tutti gli altri. Onde del passato restano accumulate nell’aria che respiriamo, imprigionate nella memoria cellulare, genetica e organica dei tessuti delle particelle che compongono il nostro corpo. La materia contiene un nodo di fuoco; materializzare queste onde, catturarle, captarle.

Esiste un’energia della terra, del cosmo che si può sfruttare, convertire, strappandola da quello che Nicola Tesla chiamava l’etere, il vuoto.
L’energia è ovunque intorno a noi, nel campo magnetico terrestre, ipotesi possibile o reale, riuscire a estrarla, sottrarla al vuoto riconvertendo la carica naturale dell'universo.

Etere, “quinto elemento” o vuoto-non-vuoto, insieme elemento e medium captato attraverso la luce, iscritto e fissato dalla visione fotografica a partire dal XX secolo.
Spazio intra-psichico di trasmissione energetica, per la maggior parte non cosciente.
E' definito “fluido” da Mesmer legato alle teorie del magnetismo animale, quella materia sottile teorizzata da Tesla la cui esistenza viene smentita fino alla fine del XIX secolo. Alla fine del XX secolo era anche conosciuta come quella sostanza anestetizzante a buon mercato utilizzata in campo artistico  per infrangere i limiti della realtà e della percezione, provocando stati alterati di coscienza simili a fenomeni quali l’estasi o  l’allucinazione.

“Siamo immersi in un mare d’energia come per un dono divino”; come estrarla dal vuoto quantistico? Come afferma Tesla, bisogna perturbare l’etere per trovare una risposta energetica al nulla apparente.


Immagini captate da “Aether”

Orion al microscopio: un drappo immateriale appena tangibile, la linea velata d’una marea disegnata da un’ondata grigiastra permeata da un nucleo luminoso.

Nebulosa d’Omega: una lettera dell’alfabeto greco, incandescente alla base,
una scia impalpabile sfumando a spirale fino a disperdersi nella galassia.

Fotografie di movimenti dell’aria all’inizio del ‘900 : venature bianche, astrazioni cellulari riprese dall’interno d’una goccia d’acqua, dentro il fuoco, la fiamma, la corteccia; il tessuto minerario d’una pietra in cristallo , un filo, uno stelo d’erba.

 Puri circuiti luminosi:  arbusti elettrizzati, serpentelli,   scintille al microscopio, carneficina o groviglio in atto, cespugli o alberi. 
Impronte d’alberi, scheletri d’animali illuminati,
fuochi attraversati da correnti,
corto-circuiti dei sensi, del pensiero.



Reti di fibre e tessuti sono visti al microscopio: movimenti d'onde, di fluidi aprono un passaggio tra i corpi, ammassi più che forme finite,
gocciole e scintille perlacee, irradianti, ora spente o incandescenti.


Fotogrammi di connessioni intercellulari si disegnano, percorsi molecolari,
la mente e le sue onde elettromagnetiche  


Il corpo umano é visto attraverso le sue correnti multiple, di tutte le consistenze: molli, solide, fredde, calde, opache o luminose, velenose o benefiche: mulinelli, ondate, flussi e riflussi, bassa marea, acqua a raso terra, raso della sabbia.


















L’acqua scivola lungo i muri, goccia a goccia, perlata condensa, densa, sgocciola, scintilla, ora discende attraverso la parete. Una goccia si aggiunge all'altra fino che all'improvviso non si forma una chiazza, una pozzanghera, un lago, un nodo d'acqua.





















Gocce si espandono, dilatazioni evocano forme  perturbanti, reazioni chimiche su carta da foto, rosso, blu,  macchie di liquido appena traslucido, macchie decolorate in blu metilene, in rosso mercurio.

Lo sguardo passa attraverso le pareti di vetro, lente aberrazioni ottiche appaiono, espansive, divorando il campo della visione.

Liquidiscenze: forme fatte scivolare le une nelle altre attraverso i loro contorni.
Pietre minerarie, lapislazzuli, verde smeraldo, bianco perlato. Ora appaiono graniti, vetro di cristallo in schegge, paesaggi lunari.



Turbine d’aria, fotografie del pensiero, etere scritto in impronte di materia di fuoco o d’acqua, immagine del movimento dei sensi.










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