venerdì 5 agosto 2011

Da MARIANGELA GUALTIERI “Senza polvere senza peso” e intervista



















“Che cosa fa di noi solo un grumo nello splendore del mondo? Vedi, siamo solamente umani, solo terrestri. C’è splendore in ogni cosa, lo vedo. Ma tu non credere a chi dipinge l’umano come una bestia, e questo mondo come una fata zoppa. Non credere a chi dipinge tutto di buio pesto e di sangue. Noi siamo solo confusi, credi, ma sentiamo, sentiamo ancora, siamo ancora capaci d’amare. Ancora proviamo pietà”.

“ Cose meravigliose che volevo riscrivere, ci ho messo dentro tanto silenzio e tanto più vuoto, spogliazione. Il silenzio è per me un bene molto grande, va riempito, cresciuto, accresciuto, colmato, derivato, fatto deviare in altre mappature immaginarie".
La parola sfiora una profondità oscura, magmatica, fangosa mantenendo l’ombra di cui resta impregnata. Né esce fuori trasformata, prendendo quel fango e volgendolo in luce. Non cerca di dire cose ma solo di mettersi all’ascolto.




Getto parole lungo un sentiero scosceso, dentro un grande vuoto centrale.
Mi prende, mi avvolge, mi risucchia, voglio sapere tutto, sentire tutto, vedere oltre l’ammissibile.

Passo per un arrendevole cedimento, per un’ angusta quiete, per la piattezza levigata disuperficie,
attraverso i vortici esigui d’un attesa.
In quello scomparire passo. Non resto, mi assento.
Scrostando pezzo a pezzo, dissipo, dileguo, mi vedo scivolare via come foglia al vento,
fango liquido sulla pelle, pianta, arbusto per rinascere fiore un giorno forse.

“Se è ancora qui, per tornare a casa, il punto giusto della luce, né prima né dopo”.
Se è qui in questa agonia-tempo, in questo tempo-sempre che non passa e non trattiene nulla, e scambia morti e viventi.
Un tale strepito assolato, è penso l’andare indietro del tempo, l’andare al rallentatore delle ore,
lo scadere dei minuti a disposizione per terminare una prova,
lo scavalcare d’un buio pesto senza scollarsi di dosso il fardello.


“Cosa capisco io di qui? capisco cosa di questo, cosa capisco di questo vuoto?
C’è tempo, c’è risposta che viene, pazienta.
C’è risposta e c’è sollevazione.” C’è che tra poco viene, e sguscia via questo destino rotto,
lo manda in frantumi, lo fa a pezzi per divenire altro. C’è che tra poco sale la voce rotta in corpo,
sale dalla gola stretta, e il lamento si fa preghiera, canto e respiro.


Inchinati, resta silenziosa, non cedere quella tua forza indomita.
Stai zitta, quieta ora, resta a sentire quello che accade, non cedere al brusio di fondo che aumenta intorno.

E tu stai a cuccia, cane, bestia, serpe, poca cosa di questo mondo in-creato.

Pazienta adesso, tieni quel fastidio in petto. Con tutto cio’ che è angoloso. Spacca, getta, recidi. Poi prendi il mare aperto.
Scarica, butta la zavorra pesante al largo.
“Il mare prende e ingoia tutto, sceglie poco o nulla il mare, tutto divora ”

“Preghiamo, ancora si, preghiamo, chi, che cosa non so, non importa, qualcuno che ascolta c’è sempre”. Prendete questa mia preghiera e fatene qualcosa, briciole, parole tra le vostre mani,
state ad ascoltarla emissari divini, esattori celesti, mediatori dell’assoluto,
prendela e fatene qualcosa.







Acquarelli di Stefania Salti, www.stefaniasalti.it

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