mercoledì 8 giugno 2011

Omaggio a Duras




Nella camera oscura del linguaggio restare ad ascoltare il movimento immobile delle onde, questo malessere d’acqua,

ronzio percuotente, rumore che non passa, e il terrore intorno che lo trascina.


Bisognava passare di là, passarci e tuttavia passare oltre, passare attraverso questo malessere singolare d’essere in vita e farne qualcosa, parole o altro, non-lettere scritte.
Non preoccuparsi delle parole, non cercare, nulla da trovare, lasciarsi fare, lasciare scrivere ,
Nulla di sacro, nessun messaggio, né voi né io, e raggiungere per inavvertenza, per sbaglio, per distorsione voluta, per deviazione guidata o deriva danzata. La frase scritta non significa nulla,
vuol dire altro da quello che si sente, quello che si dice,
qualche volta la si svuota, la si evacua di valore. Alla svolta d’ una parola, alla luce chiara e tiepida dell’alba là per la prima volta, uno sguardo che vi guarda, non più da un viso diviso, stralci di conversazione ricorrente, il calore d’un corpo vicino al vostro,
 morto appena-vivente, il suo battito. Domani quando vi sarete svegliati, un avvenimento banale che si produce e ricorderete i nomi, ricomincerete a inventare ogni cosa dall' inizio.
Nella camera lasciate uno spiraglio di luce, un bagliore appena percettibile attraverso gli scuri per permettervi di dormire.

Guardate il cielo ad occhi chiusi,il mondo intero degli inizi, li’ dentro di voi. L’irradiazione solare, abbagliate ad occhi chiusi. Nessuna figura, solo impronte appena tracciate di dita, linee morbide, fluttuanti, mobili, disintegrandosi a distanza in pulviscoli d’aria, in minuscoli lapislazzuli, in scintille colorate e punti riassorbiti da un fondo rosso luminoso , in polvere di pietra azzurra e proliferazione trasparente, inaudita di segni.

Trascrivere e scomporre, omettere e tralasciare, contornare quello che si sta producendo, risonanze, topografie di voci nello spazio, la verità di non si sa cosa.
Reinventare parole antiche quasi senza poter più scrivere, trascrivere a mala-pena, appena,
in assenza di pena, male-appena, appena per farne mozziconi, stralci di frasi, residui di sostanze reagenti depositati al fondo del recipiente,
pezzetti di cose rimaste dopo una combustione ,
umori nebbiosi del giorno, briciole, precipitati di materia liquida,
molecole o singoli ioni, miscugli di sabbia e sale , sabbia e limatura d’argento.

"Annebbiamento, contaminazione velenosa, non ci si può nulla é cosi’"
Da questo luogo disertato, tenersi ancora in prossimità d'una qualche verità, qualcosa che mi è detto, parole nate da un luogo d'assenza, continuare a cercarle, cercare anche solo di non raggiungerle.

"La sonorità inaudita d’una parola infine trovata farebbe tacere tutte le altre, ogni musica esterna, ogni rumore o balbettio di fondo. Farebbe solo corpo al votro corpo ."

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