Giuseppe Santomaso, / Romolo Papa “Il muro del pescatore”(1954-59)
Stessi
colori, stesso vivido disegno dal quadro al mosaico. Emerge il riflesso diffuso
della luce sul fondale blu marino e il contorno nero che si staglia netto e
incisivo su macchie rosse, bianche e altre striature colorate. Come in tutta la
pittura informale domina la traccia, il segno, la scrittura personale
dell’artista sullo sfondo materico: l’iscrizione di un gesto dallo spazio o dal
corpo alla tela poi qui a sua volta ritradotto nel mosaico. Non siamo più nell’assoluta
astrazione di forme ma in un luogo dove i segni vivono di vita propria, non figurativi eppure significanti al momento
della loro emergenza creativa come materia e come colore. Nel mosaico,
ulteriormente, il fondo materico delle tessere è ancora più evidente mentre
l’omogeneità della pennellata si perde a favore di una scacchiera di tasselli
che pur non trovando totale fusione visivamente appaiono investiti di una
potenza di luce espansa all’ennesima potenza come pura vibrazione luminosa.
Marc
Chagall /Antonio Rocchi, “Il gallo blu” ( 1951-1959)
Il
mosaicista ravennate Antonio Rocchi nel ’58 interpreta il celebre acquarello di
Chagall mantenendo le stesse dimensioni e tonalità del quadro
originale:l’atmosfera magica e immersiva di un blu onirico e sognante come nei
suoi cieli dipinti sopra Parigi contro cui si staglia il profilo distintivo di
un animale totemico_ il gallo qui_ dove si nasconde e si intravvede quello dell’artista.
In definitiva riemerge il suo mondo immaginario e fiabesco dove gli animali
assumono simbologia e potere, gli umani volano liberi al di sopra delle città e
gli amanti si ritrovano nelle notti stellate di cui il blu incarna
perfettamente l’ordito segreto; là, la surrealtà della pittura di Chagall
attingendo alla Bibbia, alla cultura popolare ebraica e alla sua storia personale
si impone con i suoi simboli indelebili ed eterni. Il mosaico resta fedele al
quadro originale creando nello specifico uno spazio tridimensionale splendente
di tessere mentre il fondale blu nelle diverse sfumature di tasselli
giustapposti domina riportando al centro della scena il rifulgere del colore prima
del soggetto e del disegno.
George
Mathieu, “Omaggio a Odoacre”( 1959)
Considerato
il padre dell’arte gestuale Mathieu inserisce paste vitree, vetro soffiato e
smalti su una base in cemento senza ricorrere a un cartone preparatorio né
partendo da un quadro precedente. Come nelle sue tele dove getta direttamente
il colore dai tubetti alla superficie, anche qui inserisce le paste vitree
direttamente sul fondale senza ricorrere a un disegno-modello precedente.
Sceglie di piegare il mosaico al proprio linguaggio gestuale e materico
cercando il gesto spontaneo, l’impulso primo e immediato che rende visibile il tumulto
del processo creativo prima dell’opera finita, ora in un’esplosione di segni
ora in una singola traccia vitrea imponendosi in rilievo. L’opera scaturisce,
il mosaico in questo caso, dal diretto contatto con la materia e per tale
processo diviene autonoma, emancipandosi dalla pittura precedente per dare fondo
e forma al proprio intrinseco potenziale espressivo. Così il volto di Odoacre
si perde esploso in una serie di tracce, smalto e paste vitree su un supporto
tridimensionale che diviene letteralmente campo di battaglia della creazione. Si
perde l’idea di volto, il ritratto per ricongiungersi a un potenziale
espressivo più antico a cui attingere dando spazio a questo fondo istintivo
nella potenza esplosa della materia.
“Mobile
aulico” di Giosetta Fioroni
Compare nella sezione Mosaico e Design dove l’accento
si pone sul design contemporaneo al quale si aggiunge il rivestimento
mosaicato. Verde come uno spazio che si staglia tra l’acqua e la terra la
Fioroni abita questa dimora immaginaria da un lato natura, dall’altro casa
fiabesca dove una scalinata d’oro riconduce a un orizzonte indefinito oltre il
presente. I suoi simboli più noti ricompaiono: la luna gialla a ridosso della
terra, una scalinata misteriosa conducendo verso l’alto, animali simbolici e
antropomorfi che popolano il suo universo.
La casa di Giosetta è lunare e stellare insieme, verde e azzurra nelle
tessere mosaicate come la natura e il suo riflesso nell’alto, radicata nella
terra, nel verde del suolo ma a un passo dal cielo. In quello spazio fiabesco e
onirico insieme, dove il segno prende corpo, tridimensionalmente, di fronte
agli occhi.
Declinazioni Contemporanee
Dagli anni ’70 ad oggi il mosaico contemporaneo spazia attraverso le più svariate tecniche e sperimentazioni di materiali emancipandosi dall’idea di pura esecuzione rispetto a un’immagine pittorica già stabilita. Tutto può essere tessera a partire dal più piccolo frammento, tutto può divenire mosaico visto come opera d’arte totale che può tradursi in installazione, rilievo, pittura musiva o semplicemente tela appesa composta da tasselli e ingobbi di smalti, vetri, stoffe, stracci o altri materiali sintetici. Non ci sono limiti all’idea di opera e alle sue modalità di realizzazione materica per l’artista che si fa interprete dell’oggi nei suoi nodi problematici e tendenze stilistiche. Così passiamo da un lago d’acqua smeraldo fatto di tasselli verdi vitrei a un’installazione a mosaico fatta di nappine di stracci gialli e viola appesi, alla libreria in rilievo di Samantha Holmes fatta di tasselli-libri, e ancora a un cielo blu oltremare mosaicato. Ci sono ritratti di volti che emergono in frammenti come lasciti di memoria da un fondale oscuro, il rifacimento di una finestra ogivale su fondale oro nella ricerca di un sacro Graal moderno, o ancora un unicorno uscente in rilievo da uno specchio fatato. Per l’artista Roberto Grasso, infine, il mosaico diviene “l’essere sospeso” in un’invisibile trama fatta di pasta vitrea e silicone su un fondale di stoffa quasi trasparente. Evoca in maniera sottile la filigrana della memoria o del sogno e l’essere appesi in questa lieve trama di ragno abitata solo dai sensi e dall’immaginazione come dentro una città invisibile di calviniana memoria. Mappa lieve delineata dal filo d’Arianna dello scorrere stesso dell’esistenza.