La stile
originalissimo di Chagall nasce, infatti, come sintesi di tre culture che si
intrecciano sul suo cammino: quella ebraica di discendenza famigliare ritrovata
soprattutto attraverso la lettura biblica, quella russa dell’infanzia e della
prima giovinezza da Vitebsk a S. Pietroburgo, infine quella europea, o meglio
francese al crocevia di tutte le nuove avanguardie trasferendosi a Parigi dal
1910. Chagall,tuttavia, pur assorbendo alcuni elementi della nuova arte a
stretto contatto con gli artisti dell’avanguardia persegue sulla sua via
creativa con la più totale libertà espressiva in una visione unificante dove la
vita e l’amore nutrono la sua arte, colorano il suo linguaggio e connettono in
qualche modo il piano individuale e onirico della sua esistenza a un senso
universale della natura e del cosmo.
Dopo alcuni anni
trascorsi in Europa dove Chagall comincia ad acquisire fama internazionale
l’artista decide di tornare a Vitebsk alla ricerca delle proprie radici, forse per
quel legame primordiale alla propria cultura russa e ebraica. Allo scoppio
della Prima guerra mondiale si trova in Russia costretto a restare nel suo
paese durante la rivoluzione bolscevica fino al 1922; sposa Belle musa
ispiratrice di tanta sua arte e nasce la figlia Ida. Dal 1923 ritorna con la
famiglia in Francia dove resterà fino agli anni ’40, costretto allora a
rifugiarsi negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni naziste come molti
altri artisti ebrei in Europa. Una vita di erranza, di dislocazione e esilio scelto e imposto a lui da quel destino di “ebreo errante” cui il tema
dell’esilio fa da sfondo alla metamorfosi creativa di un mondo reinventato dai
colori della sua immaginazione.
“Là dove sono queste casette ammassate, là dove il sentiero sale, là dove il fiume più ampio scorre, là ho sognato la mia intera vita.
Di notte un angelo attraversa il cielo.
I tetti delle case sono immersi in una luce abbagliante che predice per me una lunga, lunga vita. Il mio nome si solleverà sopra quelle case..
Popolo mio è per te che ho cantato ..è una voce che proviene dalle profondità riempita di tristezza e inumana melodia. E’ per te che ho dipinto fiori, foreste oscure, persone tra le case, come un barbaro ho sfregiato il tuo volto ma ti ho benedetto giorno e notte”. ( Marc Chagall)
Chagall e la
Bibbia
“La Bibbia mi ha
affascinato da quando ero bambino, mi è sempre sembrata la più bella fonte di
poesia di tutti i tempi. (.. ) Un eco della natura che, insieme, rappresenta
per me l’enigma che ho cercato di
cogliere da tutti i tempi”[1].
Chagall l’ebreo
errante, il poeta da sempre alla ricerca delle proprie radici, l’esule o eterno
esiliato in Europa dalla propria terra natale per scelta o per destino. Chagall
tutta la vita trae ispirazione dai testi biblici, non smette di leggerli,
tradurli, interpretarli e restituirli attraverso
la propria arte. Negli anni '30 si reca in Palestina nel corso di un viaggio sulle
tracce dei luoghi sacri, in Terra Santa alla
ricerca della storia del popolo eletto. Dal viaggio scaturiscono sessantasei
stampe realizzate tra il 1931 e il 1939, poi una serie di incisioni a tema
biblico permeate dalla luminosità intensa della terra palestinese, dai colori
caldi e vividi riscoperti a contatto con i luoghi sacri e, insieme, di una
rinnovata fede spirituale che investe della sua natura divina l'uomo come ogni aspetto del cosmo.
L’esodo del popolo ebraico dalla
terra di schiavitù in Egitto alla terra Promessa nell’Antico Testamento al
centro di tutte le incisioni diviene paradigma e possente allegoria nella pittura di Chagall delle persecuzioni
del popolo ebraico in epoca nazista in Europa fino al tragico esito della
shoah. Si situa, là, forse anche per Chagall il tentativo di interrogare la
propria identità insieme russa e europea, cosmopolita e intrecciata alle radici
culturali ebraiche nella propria infanzia a Vitbsk pur non appartenendo
strettamente a quella religione e cultura, non a una terra in particolare, lui che
da sempre aveva scelto di ricreare con la sua pittura un mondo onirico e immaginativo
per riscrivere e abitare quello reale.
“Davide e Golia” (gouache)
Al centro il gigante Golia
sconfitto al suolo e circondato da una massa di folla mentre il giovane re Davide
sul trono innalza nel canto un inno a Jaweh e al suo popolo. Nell’ accumulo
delle figure in cerchio troneggiano i colori espressionisti delle tuniche rosse
e gialle di Davide e Golia poi il verde e l’oro della veste del re e della sua
corona. Davide canta e suona per Israele,
la sua terra, il popolo eletto e lui il prescelto, celebra un inno grandioso a
Dio avvolto dalla luce solare di Palestina. È la luce di un Dio che lo
privilegia, lo gratifica e lo pone a guida e al centro del suo popolo. La
saggezza e la forza di Davide rispendono dell’amore assoluto che Dio gli dona o
gli concede e la grandezza luminosa del giovane inonda con la sua musica e
danza la folla sotto gli occhi di Jaweh.
“Giosuè” in un’altra incisione arresta il sole in un raggio rosso
pronto a inciderne la tunica bianca in primo piano mentre il popolo si staglia
come una nuvola ocra sullo sfondo. Giosuè ancora appare guidato dall’angelo
mandato da Dio che avanzando gli apre il
cammino, la testa rivolta indietro, lo sguardo a contatto con il suo sguardo per
condurlo senza indugio mentre il corpo dell’angelo avanza nella direzione
opposta a quella del giovane. E ancora, Mosè prima dell’esilio biblico immerso
in un blu celestiale, poi in un rosso rivelatorio riceve le tavole sacre, la
legge delle Scritture affidatogli da Dio per Israele. Infine le acque del mar
Rosso sono viste aprirsi nel gesto possente del profeta, la guida, colui che
conduce ed è a sua volta condotto dalla volontà di Jaweh . Nel disegno quasi
espressionista in pochi tratti di colore si staglia il giallo vivido e intenso
della tunica di Mosè, le grandi onde bianche e bluastre sospinte ai lati
dal nugolo di folla in rosso, infine l’angelo del Signore che sovrasta la scena per
permettere al popolo ebraico di fuggire dall’Egitto.
“Dream room”. Immagini
in movimento dall’opera di Chagall ( video-installazione)
Le figure si
sollevano in volo portate dalle ali dell’amore, del sentimento o della
fantasia: sopra i tetti di Parigi Belle sospesa in volo afferra la mano del
pittore ancora a terra in abito nero. Il sogno ad occhi aperti contagia la
realtà e i tetti delle case, i quartieri, i paesaggi si tingono di verde, le
strade di blu o di rosso secondo l’emanazione sensibile, luminosa e soggettiva
di ogni momento. Mazzi di fiori di fronte a noi nella loro forma espansiva,
vibrante di luce, ora rose bianche si accompagnano a visioni di angeli,
celestiali figure o a una giovane sposa. Bouquet rossi e creature alate simili
ad animali antropomorfi scorrono sul video in forme sinuose e irreali, a testa
in giù, poi, un gallo viola compare in primo piano sullo sfondo blu e
una luna a metà disegnata; accanto il profilo animato della torre Eiffel.
Tale animale è simbolo in Chagall di una forza viscerale e insieme vitale nella creazione.
Tale animale è simbolo in Chagall di una forza viscerale e insieme vitale nella creazione.
La sposa: scintille di luce cadono su
di lei a pioggia eterea, segue il volo oceanico degli innamorati, fluttuanti, stretti
insieme in amorevole cura. Lampi e uragano irrompono sul video all’improvviso:
l’oscurità, l’esodo dalla città natale. Un ospite alato e nuvole bianche scorrono
sullo schermo mentre un angelo suona la cetra.
Un cielo stellato, scintillante fa da sfondo alla figura del musicista, saltimbanco o artista di strada. Il suo volto è dipinto in verde, la sua giacca in blu e violetto; alter-ego del poeta sullo sfondo della città straniera.
Un cielo stellato, scintillante fa da sfondo alla figura del musicista, saltimbanco o artista di strada. Il suo volto è dipinto in verde, la sua giacca in blu e violetto; alter-ego del poeta sullo sfondo della città straniera.
Un mondo è ricreato dentro questo sogno
ad occhi aperti di Chagall: una pioggia di fiori, un cavallo alato, Belle la
musa ispiratrice, un sole rosso infuocato sullo sfondo del cielo blu oltremare.
Un angelo giunge in sogno a visitarlo,
una pioggia di fiori. La creazione è vista avvolgere e avviluppare del suo moto
continuo un cosmo mosso dal fluire universale dell’amore come forza unificante là
dove gli amanti sono visti sollevarsi in volo sullo sfondo della città che
rimpicciolisce a distanza lasciandosi alle spalle l’incubo dell’esilio e della guerra.
Una nuvola bianca, una stella rilucente
nel firmamento divino.
Parole scritte sulle pareti dei cieli
in controluce all’oscurità dilagante; parole limpide e luminose, solari e
stagliate contro le pareti di tenebre della notte.
Il divino e l’umano si intrecciano nell’universo di Chagall impregnato di fede e spiritualità.
Il divino e l’umano si intrecciano nell’universo di Chagall impregnato di fede e spiritualità.
“Il gallo
viola”, “gli innamorati con l’asino blu”
Nubi minacciose
incombono sulle tele a partire dagli anni ’30 mentre i colori si iscuriscono e
le ombre aumentano insieme alle effigi tragiche del Cristo che accompagnano
quelle dell’ebreo errante. Nel 1939 Chagall è costretto all’esilio negli Stati
Uniti e, successivamente, esposto al dolore terribile dell’improvvisa scomparsa
della moglie Belle. Smette di dipingere per qualche tempo ma l’arte rimarrà
sempre la risorsa estrema che lo salva dall’ oscurità e dalla disperazione.
“Devo dipingere la terra, il cielo, ciò che porto nel cuore, la città in fiamme, la gente in fuga, i miei occhi pieni di lacrime, o devo fuggire, verso chi E volare via..”[2]
“Devo dipingere la terra, il cielo, ciò che porto nel cuore, la città in fiamme, la gente in fuga, i miei occhi pieni di lacrime, o devo fuggire, verso chi E volare via..”[2]
L’artista rientrerà in Francia
definitivamente nel 1948, stabilendosi nel Midi e ritrovando una rinnovata
felicità creativa accanto alla nuova moglie Vava a partire dalla fine degli
anni ’40. Nei suoi quadri ritorna estensivamente il tema e la presenza allegorica
dei fiori, accanto agli autoritratti simbolici di sé come dell’inizio di una
nuova vita.
Chagall scrive a
proposito delle sue scelte cromatiche:
“Il colore trascende le forme, è la forma dell’emozione, del sentire e non è ristretto alla realtà. Si muove e da origine alle tele nei loro voli e fioriture”[3].
Il colore è fantasmagorico, soggettivo, vibra di luce insieme alle sensazioni colorate che emanano le tele, ora in una visione evidentemente più rasserenata rispetto agli anni ‘40. Le tele si colorano di blu, le finestre aperte lasciano entrare,come afferma Chagall, l’aria blu, l’amore e “i fiori per dimenticare le tragedie della vita”. Sbocciati, riempiono nuovamente le tele e proliferano in forme aperte e rose bianche oppure in mazzi fluorescenti e colorati .
“Il colore trascende le forme, è la forma dell’emozione, del sentire e non è ristretto alla realtà. Si muove e da origine alle tele nei loro voli e fioriture”[3].
Il colore è fantasmagorico, soggettivo, vibra di luce insieme alle sensazioni colorate che emanano le tele, ora in una visione evidentemente più rasserenata rispetto agli anni ‘40. Le tele si colorano di blu, le finestre aperte lasciano entrare,come afferma Chagall, l’aria blu, l’amore e “i fiori per dimenticare le tragedie della vita”. Sbocciati, riempiono nuovamente le tele e proliferano in forme aperte e rose bianche oppure in mazzi fluorescenti e colorati .
Un fondale intensamente
blu riempie in modo immersivo la tela in “gallo viola” (1966) mentre
il poeta in uno dei suoi autoritratti in costume rosso
circense porge un mazzo di fiori luminescenti e colorati alla giovane sposa
seduta su un asino verde, e un gallo indaco appare in alto a testa in giù a scrutare
la scena. Il mondo naturale di cui i fiori, gli animali, gli oggetti simbolici
disseminano il paesaggio sono avvolti e
ricompresi, ancora una volta, dentro questa visione più ampia del cosmo
intrisa di un profondo senso religioso dove tutto si connette e ritrova
nell’unità una propria completezza.
L’amore inteso come forza unificante è, generalmente nella visione chagalliana ciò che unisce la natura e lo spirito perché come si narra nella leggenda hassidica: “quando il fiume dell’amore divino si riversò nel vaso del mondo questo si spezzò in migliaia di frantumi dando vita alle singole cose in ognuna delle quali era rimasta una scintilla dell’amore divino”[4].
L’amore inteso come forza unificante è, generalmente nella visione chagalliana ciò che unisce la natura e lo spirito perché come si narra nella leggenda hassidica: “quando il fiume dell’amore divino si riversò nel vaso del mondo questo si spezzò in migliaia di frantumi dando vita alle singole cose in ognuna delle quali era rimasta una scintilla dell’amore divino”[4].
“ Gli
innamorati con l’asino blu” (1955)
Nell’abbraccio
oscurante della notte due amanti stretti insieme in una visione intima del
quadro appaiono avvolti in una linea continua che dalle loro teste prosegue fino al capo
dell’asino in blu in una simbiosi totalizzante tra tutti gli elementi: le figure
umane, il profilo dell’animale, il mazzo
di fiori espansi a lato, la piccola luna calante ai loro piedi. L’abbraccio
amoroso della notte inonda pervasivo tutto l’insieme.
“Ritratto di Vava”.
“Quando gli alberi divengono minacciosi e il
cielo svanisce nella distanza i tuoi occhi mi toccano.
Quando ogni passo è perduto sul prato,
quando le onde si muovono rabbiosamente nella mia mente e dal blu qualcuno mi
chiama, con te sono giovane.
I miei anni cadono come foglie e qualcuno riempie di colore le mie tele così che esse risplendono per te. E il sorriso sul tuo volto è radiante, più brillante delle nuvole più brillanti, così corro là dove sei,
là dove pensi a me e attendi me.” (Chagall, “A Vava”)
I miei anni cadono come foglie e qualcuno riempie di colore le mie tele così che esse risplendono per te. E il sorriso sul tuo volto è radiante, più brillante delle nuvole più brillanti, così corro là dove sei,
là dove pensi a me e attendi me.” (Chagall, “A Vava”)
Il fondale è
rosso, il volto bianchissimo e puro incorniciato dai capelli corvini, la figura
netta e limpida appare in primo piano nella camicetta bianca e la gonna blu. Un
mazzo di fiori meravigliosi e aperti in una fantasmagoria di colori sono lì accanto
a lei mentre l’autoritratto dell’artista si staglia, indaco in profilo sullo
sfondo, per ricomprendere ancora una volta i due esseri nell’ incanto della
natura e nel fluire dell’amore universale.
[1]
Cfr.Chagall, Sogno e magia, Catalogo
della mostra, 2019
[2] Cfr.
Chagall, Sogno e Magia, Catalogo 2019
[3] Ibid.,
[4] Cfr. Chagall art dossier, pag. 47
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