domenica 17 aprile 2011

Reincantare in mondo, J. M. Othoniel, II parte














































































Il vetro nell’ultima opera di Othoniel coincide con il momento della riconciliazione, momento in cui il trauma appare sublimato, il corpo pacificato, e l’aspirazione alla bellezza, a un ordine estetico oltre che materico e plastico del mondo non é più sentita come fardello ma come fonte di creazione e di rinnovamento.
L’opera diviene fiabesca, leggera e preziosa ricercando volutamente l’incantesimo dei sensi, l’incantamento o la seduzione della bellezza.
Il tempo è quello sospeso del fuori-dalla realtà, del demoniaco e fiabesco insieme, l’eternità del tempo arrestato dei sogni, degli incubi o dei sortilegi, dei fantasmi e dei labirinti interiori, ma anche il tempo fluttuante, l'indeterminato che precede il passaggio all'età adulta.

Tali “Trappole del sogno” , dunque,  generate scivolando verso il territorio del "meraviglioso" appaiono più come metamorfosi che non come fughe dalla realtà, incarnando una necessità poetica prima contro l’abiezione del mondo,  rendendo tale universo abitabile oltre la sua infinita contraddizione.




Re- incantare il mondo significa passare dal corpo-materia frammentario, dallo zolfo residuale, dalla ripetizione di un momento traumatico alla sua sublimazione verso un immaginario fiabesco, utopico dell’ordine esistente. L’immaginario plastico e poetico trasforma la materia in corrispondenze amorose, in geometrie sensibili d'un reale che, tuttavia, porta in sé la traccia acuta dell'antico  dolore.
 “Paesaggio amoroso”, “collier-cicatrice”, “gli amanti-sospesi”, “pioggia d’oro”, una serie di “collane”, “l’albero dalle collane appese”, “la nave delle lacrime”, “il, mio letto”, “stendardi”, “collana bianca”, “fiume bianco”, “lacrime di colore”, “lo scrigno dei segreti”, ecc.


Meraviglioso, strano, quasi indicibile ricordo d’infanzia,
 poi l'esuberanza d'un gioiello dal fasto barocco , infine il ritorno al paesaggio sontuoso d'un sublime romantico.

Si resta affascinati da minuscoli dettagli d’oggetti: farfalle fatte di stuzzicadenti, foglie,
germogli o steli di tulipani soffiati via dal vento.
Gli oggetti, inseriti nel loro micro-sistema empaticamente ci parlano, analogicamente ci interpellano.
La facoltà di trasfigurazione di cui sono portatori come materia, alchemica quasi, crea uno spazio fiabesco, fuori dalla realtà, atemporale .

Un Fiume di perle bianche spesse e opache si sdona dall’alto d'una riviera . La sua doppia linea di pietre in cristallo, smisurate, brillanti, piene s'apre al centro d’una sala simile a cascata. Pietre magiche, protettive come portassero in sé l’incantesimo, il segreto della loro venuta.




Lagrimas


Percorso di cristallo. Le sfere in vetro sono animate all’interno da microcosmi di forme variate, simboliche o casuali come amuleti, collane o anelli, o pietre magiche, cuori o stelle di mare, virus, polmoni fluttuanti, solitari, fedi o croci. 



“Cose che si amerebbe possedere”, minuscoli, effimeri momenti di felicità,
piccoli amuleti messi a distanza, rinchiusi, esiliati in architetture di ghiaccio.
Sono trappole del sogno, architetture che sublimano l’assenza, il non-compimento in un gesto d’affermazione,  oggetti del fondono gli uni negli altri allo sguardo.

Sono gocce d’acqua, lacrime, forme acquatiche, pesci o nuvole fluttuanti.
Sono collane o perle, stelle e anfibi di mare,

Granchi, conchiglie o anelli in vetro.


Liquidi di vetro si diffondono allo sguardo,  dilatano avvicinandosi ingrandiscono, deformano, divengono rinvii di materia liquida colorata, oppure chiazze di colore che languiscono e passano come immagini intermittenti dall’una all’altra.





Nodo auto-portato



Linee di perle di vetro composte nello spazio partendo da formule geometriche astratte liberano la composizione dall'esperienza psicologica contribuendo a restituire un ordine estetico intrinseco che l'artista si limita a rivelare o ritrovare piuttosto che intimamente creare.

Nodo auto-portato” grigio, brillante, metallico: doppio nodo senza inizio né fine, mobius fluido nato da una semplice combinazione d’elementi matematici.


Sfere rilucenti, esterno e interno intercambiabili, nodo senza soluzione di continuità, combinazione logica applicata alla materia vivente, circuito-percorso senza fine dell'inconscio nel linguaggio.