Tresigallo metafisica
Doveva essere il modello di una città utopica di impronta fascista secondo il progetto dell’architetto e urbanista Rossoni; Tresigallo nata dalle acque bonificate delle valli a inizio secolo venne occupata e riprogettata dall’ideologia del regime. Doveva rappresentare una città corporativa, un polo industriale in prossimità del borgo agricolo in grado di trasformarne le materie prime nell’ottica autarchica fascista. Il progetto avrebbe compreso la piazza-anfiteatro, il campo sportivo, la scuola di ricamo per ragazze, l’asilo, la sala da ballo, il teatro corporativo, infine l’edifico dei Bagni in un’ottica imperiale di auto-affermazione; opere pubbliche di stampo razionalista che dovevano riflettere l’ordine, il dominio, la potenza del regime. Eppure il progetto non fu mai portato a termine a causa dell’irrompere della guerra e della fuga di Rossoni; oggi, il fascino di queste architetture a metà sospese fuori dal tempo e dalla storia resta ancora sorprendente a solo pochi chilometri dalla città estense che per prima ispirò De Chirico. Tra la terraferma e il mare, in mezzo alle paludi, la cittadina emana tutta l’immobilità delle distese verdi e salmastre delle acque stagnanti tutt’ intorno. Parte di quelle valli furono all’inizio del ventesimo secolo bonificate come questo villaggio, all’origine un agglomerato di poche case che dava riparo ai braccianti al lavoro nei campi. Lì, sospeso quasi come un lembo di terra tra le valli e il mare.
Immensa e solitaria la piazza d’una anonima città d’Italia nel mezzogiorno appare negli ocra degradanti in gialli accesi e nei verdi smeraldi dell’orizzonte. Le ombre si prolungano immense oltre le figure reali, attraversano lo sfondo soleggiato della piazza, fissano in lontananza il profilo della città. Una scultura classica, statuaria in bianco domina al centro del dipinto; arcate di edifici antichi si profilano ai lati mentre le ombre si prolungano nel controluce netto, incisivo, generato dalla piena luce del giorno. Due piccole figure restano a lato, anonime mentre le proiezioni delle medesime dominano al centro della scena. Abitano quell'ambientazione onirica, fuori dal tempo e dalla storia, frammista a citazioni del passato e immersa in una immobile visione d’assenza.
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