proposta su due giornate a Bologna all'interno della programmazione di Right to the City.
Foto dal progetto Cent pas Presque La Danza Esistenziale una fotografia "esperenziale" di Maria Grazia De Siena .https://www.mariagraziadesiena.com/cent_pas_presque
Quasi cento passi per giungere dall’altra
parte, là oltre il varco aperto sull’asfalto vuoto nel punto in cui i performers
ritrovano i musicisti, là dove la danza ritrova la musica nella sua fonte prima
e innegabile che l’aveva condotta a distanza, dove la gente ritrova, infine, la
gioia della riconnessione attraverso il fluido vitale e ritmico del movimento. Quasi
cento passi per camminare e rialzarsi, cadere e continuare il propri viaggio, saltare e
liberarsi, lasciar sorgere e circolare, esplodere e rovesciare dal dentro al
fuori e viceversa, nel continuo dal singolo al gruppo, quasi cento passi per
vivere la propria danza...
Come afferma il coreografo ideatore del
progetto Taoufiq Izeddiou: “Quando vedo la gente che cammina insieme, ho
l’impressione di vedere il mondo stesso che cammina, con tutti i suoi conflitti
e le sue identità. L’unica cosa che posso dire a questa società è di camminare
insieme nella stessa direzione, di ascoltarsi l’un l’altro per giungere a comunicare
un messaggio comune o perlomeno trovare un linguaggio univoco”, pur nella
diversità, nella singolarità del proprio segno.
Camminare qui è dall’inizio un’urgenza,
l’appello inderogabile della musica che avanza e cresce accompagnando i
danzatori, qualcosa che ci richiama dal primo passo, dal primo respiro ai cento
passi che emblematicamente diventeranno i passaggi, le cadute, i cambi di direzione, i ritorni e i repentini avanzamenti nel percorso fisico e esistenziale della
performance. Dai primi gesti incerti, vacillanti , dove con esitazione si
cercano i confini di sé che ancora non si vedono o non ci appartengono
completamente e si esplora la lentezza del risveglio, la quasi immobilità dell’avanzare
o dello stare sulla terra, si giunge poi all’appoggiare i piedi al suolo e lasciare la
propria orma nitida e impressa al passaggio. Tracciare un proprio percorso e
insieme definire una danza, un cammino che chi è dietro di noi possa seguire. Si arriverà, infine, a camminare con gli altri, con l’altro che mi sta accanto fino scoprire
un ritmo comune, un movimento che rimbalza costantemente nel flusso della
coralità o del gruppo.
“Quasi cento passi” è il luogo di
quest’urgenza che ci chiama, là dove noi
tutti siamo portati a intraprendere un cammino, ad avanzare, ora a rallentare o quasi arrestarsi per resistere all’appello
della musica, ora a tornare indietro o gettarsi all’avanti, a emergere come
singoli per poi riconnettersi al flusso collettivo. E’ ancora, saltare, rompere
le linee, deflagrare, gridare, liberarsi. Ognuno partecipa con il proprio
cammino, “cammina sé stesso” in fondo, portando il senso del proprio viaggio ma
, in un momento inevitabile, si ricongiunge all’energia di quel tempo e
quello spazio condivisi da tante altre umanità fino a creare un ritmo comune: l’essere
insieme nell’istante presente.
In “Cento passi” un gruppo di persone totalmente estranee l'una all'altra, adolescenti, giovani o anziani, stranieri, immigranti o autoctoni, studenti, performer o
amatori si ritrovano per far emergere e costruire un progetto comune di riscatto
della città, nello specifico di Bologna, dentro uno spazio pubblico, democratico
e collettivo di condivisione.
Taoufiq: “ ..Scegliamo di camminare nella stessa
direzione, verso un futuro, un presente e un passato. È come scrivere una
partitura di un’ora in crescendo.”. Il tempo
presente è quello dell’istante che rischia di sfuggirci di mano mentre tentiamo
di afferrarlo, eppure fonte inesauribile di possibilità che possono emergere e che
la danza cercherà di incorporare, far vibrare e vivere insieme ai
ritorni repentini o alle rapide avanzate del percorso. Là ancora, per ciascuno di noi, sono le incursioni fuori dalla linea che ci spingono verso l’aperto, l’indeterminato o l'estraneo di noi stessi mentre il tempo biforca costantemente tra
passato e presente lungo il cammino.
“Centro passi” interpella la nostra società, multipla, ibrida e mista fatta di migrazioni, flussi o spostamenti di masse e individui, iscritta dentro un’economia che si vuole sempre più globale e tecnocratica all’ultimo stadio del capitalismo interrogandoci sul come possiamo giungere a superare le barriere generate da differenze etniche, razziali e di religione , le opposizioni o conflitti di interesse tra i singoli o i gruppi al potere .
Allo stesso modo, noi per primi, come possiamo superare l’incomunicabilità o l’isolamento di chi ci è vicino per costruire un progetto collettivo, un modello comunitario di integrazione e unità nella differenza... Queste persone sono in cammino, avanzano verso qualcosa che non percepiscono dal loro punto di partenza se non come una pura possibilità, qualcosa che non è ancora in atto ma può essere visto come un orizzonte utopico e idealista per una società a venire. Il semplice atto del cammino, camminare insieme ciascuno con il proprio ritmo e passo che poi diventerà la propria danza, costruisce a poco a poco il senso di una comunità che avanza verso un punto di arrivo, invisibile e lontano come una linea appena accennata all’orizzonte.
Sul cammino avviene l’incontro, l’interazione, un’energia che ha a che fare con l'attrazione e la riconnessione tra
i corpi mentre ciascuno porta in sé il proprio bagaglio unico, irripetibile e personale e lo reintegra nel contesto collettivo. Perché è proprio l’essere
insieme, in “cento passi” che permette di esprimere la propria voce singolare ,
come se ognuno lottasse per far emergere la propria danza nel contesto di
un’azione che si dispiega nello spazio pubblico, urbano e condiviso di una città da reimmaginare.
“La danza è in ciascuno di noi, in ogni corpo, in ogni esperienza di vita” afferma Toufiq, tutti l’abbiamo dentro di noi, unica e singolare, la nostra, e il pubblico è incantato quando comincia a emergere, quando questa si lascia vedere e sorprendere oltre le interferenze e le resistenze, oltre i muri fisici e mentali che le impediscono di manifestarsi.
“La danza è in ciascuno di noi, in ogni corpo, in ogni esperienza di vita” afferma Toufiq, tutti l’abbiamo dentro di noi, unica e singolare, la nostra, e il pubblico è incantato quando comincia a emergere, quando questa si lascia vedere e sorprendere oltre le interferenze e le resistenze, oltre i muri fisici e mentali che le impediscono di manifestarsi.
Ed è alla fine lì che arriva la
gioia dell' essere insieme, la festa, il movimento collettivo della città come una vera e propria esplosione
danzante e gioiosa di tutta la comunità, dei performers e musicisti al ritmo di una musica sempre più sorprendente e sfrenata, dall’anima al corpo del danzatore
che è in ciascuno di noi.
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