sabato 7 luglio 2018

"Quasi Cento Passi .." dalla performance di Taoufiq Izeddiou ( con la complicità di 60 performers)

Cent Pas presque è una performance di danza urbana ideata dal coreografo marocchino Taoufiq Izeddiou
proposta su due giornate a Bologna all'interno della programmazione di Right to the City.











Foto dal progetto Cent pas Presque La Danza Esistenziale una fotografia "esperenziale" di Maria Grazia De Siena .https://www.mariagraziadesiena.com/cent_pas_presque




Quasi cento passi per giungere dall’altra parte, là oltre il varco aperto sull’asfalto vuoto nel punto in cui i performers ritrovano i musicisti, là dove la danza ritrova la musica nella sua fonte prima e innegabile che l’aveva condotta a distanza, dove la gente ritrova, infine, la gioia della riconnessione attraverso il fluido vitale e ritmico del movimento.  Quasi cento passi per camminare e rialzarsi, cadere  e continuare il propri viaggio, saltare e liberarsi, lasciar sorgere e circolare, esplodere e rovesciare dal dentro al fuori e viceversa, nel continuo dal singolo al gruppo, quasi cento passi per vivere la propria danza...

Come afferma il coreografo ideatore del progetto Taoufiq Izeddiou: “Quando vedo la gente che cammina insieme, ho l’impressione di vedere il mondo stesso che cammina, con tutti i suoi conflitti e le sue identità. L’unica cosa che posso dire a questa società è di camminare insieme nella stessa direzione, di ascoltarsi l’un l’altro per giungere a comunicare un messaggio comune o perlomeno trovare un linguaggio univoco”, pur nella diversità, nella singolarità del proprio segno.

Camminare qui è dall’inizio un’urgenza, l’appello inderogabile della musica che avanza e cresce accompagnando i danzatori, qualcosa che ci richiama dal primo passo, dal primo respiro ai cento passi che emblematicamente diventeranno i passaggi, le cadute, i cambi di direzione, i ritorni e i repentini avanzamenti nel percorso fisico e esistenziale della performance. Dai primi gesti incerti, vacillanti , dove con esitazione si cercano i confini di sé che ancora non si vedono o non ci appartengono completamente e si esplora la lentezza del risveglio, la quasi immobilità dell’avanzare o dello stare sulla terra, si giunge poi  all’appoggiare i piedi al suolo e lasciare la propria orma nitida e impressa al passaggio. Tracciare un proprio percorso e insieme definire una danza, un cammino che chi è dietro di noi possa seguire. Si arriverà, infine, a camminare con gli altri, con l’altro che mi sta accanto fino scoprire un ritmo comune, un movimento che rimbalza costantemente nel flusso della coralità o del gruppo.

“Quasi cento passi” è il luogo di quest’urgenza che ci chiama,  là dove noi tutti siamo portati a intraprendere un cammino, ad avanzare, ora a rallentare  o quasi arrestarsi per resistere all’appello della musica, ora a tornare indietro o gettarsi all’avanti, a emergere come singoli per poi riconnettersi al flusso collettivo. E’ ancora, saltare, rompere le linee, deflagrare, gridare, liberarsi. Ognuno partecipa con il proprio cammino, “cammina sé stesso” in fondo, portando il senso del proprio viaggio ma , in un momento inevitabile, si ricongiunge all’energia di quel tempo e quello spazio condivisi da tante altre umanità fino a creare un ritmo comune: l’essere insieme nell’istante presente.

In “Cento passi”  un gruppo di persone totalmente estranee l'una all'altra, adolescenti, giovani o anziani,  stranieri, immigranti o autoctoni, studenti, performer o amatori si ritrovano per far emergere e costruire un progetto comune di riscatto della città, nello specifico di Bologna, dentro uno spazio pubblico, democratico e collettivo di condivisione.
Taoufiq: “  ..Scegliamo di camminare nella stessa direzione, verso un futuro, un presente e un passato. È come scrivere una partitura di un’ora in crescendo.”. Il  tempo presente è quello dell’istante che rischia di sfuggirci di mano mentre tentiamo di afferrarlo, eppure fonte inesauribile di possibilità che possono emergere  e che  la danza cercherà di incorporare, far vibrare e vivere insieme ai ritorni repentini o alle rapide avanzate del percorso. Là ancora, per ciascuno di noi,  sono le incursioni fuori dalla linea  che ci spingono verso l’aperto, l’indeterminato o l'estraneo di noi stessi  mentre il tempo biforca costantemente tra passato e presente lungo il cammino.













“Centro passi” interpella la nostra società, multipla, ibrida e mista fatta di migrazioni, flussi o spostamenti di masse e individui, iscritta dentro un’economia che si vuole sempre più globale e tecnocratica all’ultimo stadio del capitalismo interrogandoci sul come possiamo giungere a superare le barriere generate da differenze etniche, razziali e di   religione , le opposizioni o conflitti di interesse tra i singoli o i gruppi al potere  . 
Allo stesso modo, noi per primi, come possiamo superare l’incomunicabilità o l’isolamento di chi ci è vicino per costruire un progetto collettivo, un modello comunitario di integrazione  e unità nella differenza... Queste persone sono in cammino, avanzano verso qualcosa che non percepiscono dal loro punto di partenza se non come una pura possibilità, qualcosa che non è ancora in atto ma può essere visto come un orizzonte utopico e idealista per una società a venire. Il semplice atto del cammino, camminare insieme ciascuno con il proprio ritmo e passo che poi diventerà la propria danza, costruisce a poco a poco il senso di una comunità che avanza verso un punto di arrivo, invisibile e lontano come una linea appena accennata all’orizzonte.
 Sul cammino avviene l’incontro, l’interazione, un’energia che ha a che fare con  l'attrazione e la riconnessione tra i corpi  mentre ciascuno  porta in sé il proprio bagaglio unico, irripetibile e personale e lo reintegra nel contesto collettivo. Perché è proprio l’essere insieme, in “cento passi” che permette di esprimere la propria voce singolare , come se ognuno lottasse per far emergere la propria danza nel contesto di un’azione che si dispiega nello spazio pubblico, urbano e condiviso di una città  da reimmaginare.

 “La danza è in ciascuno di noi, in ogni corpo, in ogni esperienza di vita” afferma Toufiq, tutti l’abbiamo dentro di noi, unica e singolare, la nostra, e il pubblico è incantato quando comincia a emergere, quando questa si lascia vedere e sorprendere oltre le interferenze e le resistenze, oltre i muri fisici e mentali che le impediscono di manifestarsi.
Ed è alla fine  lì che arriva la gioia dell' essere insieme, la festa, il movimento collettivo  della città come una vera e propria esplosione danzante e gioiosa di tutta la comunità, dei performers e musicisti al ritmo di una musica sempre più sorprendente  e sfrenata, dall’anima al corpo del danzatore che è in ciascuno di noi.














Nessun commento:

Posta un commento