giovedì 10 settembre 2009

Teatro-danza, estratti





Bausch: “ ci sono momenti in cui si resta senza voce, completamente persi o disorientati senza sapere cosa fare. E’ la` che si comincia a danzare per ragioni diverse da ogni vanità, da ogni mostrare, mostrarsi”[1].





























Presi dentro un’immagine del sé fluttuante, mutevole, instabile, presi dentro l’immagine di un corpo che imbarazza, che non risponde ad alcun canone formale se non la densità o la brutalità dell’essere in vita. Rivela il non-conforme dell’individuo serrato nelle trappole sociali, ideologiche o in quelle interne alla propria personalità. Rivela il non-incontro tra uomini e donne, il malinteso totale tra gli individui, l'inadeguatezza fisica del sé rispetto all’altro. Al di là della più grande politesse sulla scena, vedere questi corpi alla prova quando si fanno male, quando sbagliano, quando si storcono una caviglia, sudano, si bloccano o rifiutano di muoversi. Quando sono privati della parola, imprigionati dentro un corpo che rigettano, questo corpo che pesta i piedi inutilmente, questa specie di cosa con la quale sbattono da ogni parte, si scontrano al mondo invano, si rivoltano in silenzio senza poter essere uditi nella rabbia sorda che li divora.

“Se l’attore sulla scena , si maschera, gioca con l’identità, il danzatore si mette a nudo, si offre completamente aspirando al sublime”.

Nella vita le parole spesso alienano, falsano, violano l’individuo. Quando i danzatori iniziano a parlare é come un sudore; anche quando parlano in modo ripetitivo un linguaggio che volge a vuoto, che gira inutilmente su sé stesso, che non significa nulla. Esiste una violenza incredibile eppure sottile, quasi impercettibile a occhio nudo, che a un certo momento rende la situazione intensa, esplosiva. Il mutismo della gente é interessante perché racconta ancora di più la chiusura di un corpo, l’estremo di un dolore e come questo prende forma sulla scena attraverso atti semplicissimi: rovesciare sedie, sbattere contro un muro, chiudere gli occhi quando qualcuno vi parla, vi grida contro. E poi come in certi momenti, all’improvviso, qualcosa si libera, semplicemente toccati dalla bellezza di un gesto, di un respiro.


Pina Bausch, « Entretiens réalisés par Philippe Noisette », Paris, Van Dien 1997

Nessun commento:

Posta un commento