Se come leggiamo nel
pannello introduttivo alla mostra
“Preraffaeliti” a Forlì “kronos” rappresenta lo scorrere indeterminato
del tempo e “kairos”l’istante decisivo carico di senso che ne incide il fluire
dando ad esso il suo unico valore, allo stesso modo ogni divenire del presente
dialoga con un passato più o meno manifesto rimanendo da esso plasmato. Tale
dialogo tra i linguaggi artistici, pittura o arti visive e le varie epoche
storiche, l’ottocento in particolare, appare al centro delle scelte curatoriali
del Museo san Domenico illustrando il lavoro di quel gruppo di artisti inglesi
che dalla metà del XIX secolo ha totalmente rivoluzionato l’estetica vittoriana
dando vita a un rinnovamento profondo dell’arte in Inghilterra con opere
moderne di forte impatto visionario seppur radicate nella tradizione pittorica italiana
del ‘400.
L’intera vicenda di tre
generazioni di artisti che tutti si richiamarono allo spirito e al nome di Preraffaelliti
è così ripercorsa attraverso una selezione di 350 opere nel viaggio unico proposto dal museo che
spazia dai i Nazareni precursori del movimento ai suoi esiti ultimi nel primo
Novecento. Il confronto diretto con i
grandi Maestri italiani Giotto, Cimabue ecc da trecento al cinquecento visitabili
nella prima parte della mostra sfocia
nelle opere degli artisti moderni inglesi nella seconda parte dando vita a una
pittura innovativa, appassionata carica di simbolismo e immersa ancora nel
sentire romantico all’indomani degli eventi del ’48 in Europa per quello che
può definirsi un vero e proprio nuovo Rinascimento.
La cultura romantica
costituì del Medioevo un’immagine mitizzata recuperando da quell’epoca la sfera
del sentire, l’aspetto passionale ed eroico,
il fervore religioso o mistico, la densità dell’esistenza contro il
rigore delle convenzioni e l’ipocrisia della società vittoriana. Gli artisti preraffaelliti con la loro aspirazione
romantica all’infinito cercano “salvezza” nelle opere più antiche,
pre-rinascimentali, precursori in maestri come Cimabue, Giotto o in artisti
del‘400 italiano come Botticelli prima
della perfezione e del rigore estetico di Raffaello.
Il percorso si apre con una sezione dedicata proprio ai grandi Maestri italiani del ‘400 con artisti come Beato Angelico, Botticelli, Filippo Lippi, Luca Signorelli ecc
Nel “ Compianto su Cristo morto” di Beato
Angelico la figura del Cristo deposto al suolo appare avvolto da un’aurea di
luce, immerso nello splendore di questa emanazione spirituale, forse già distaccato
dalla terra per ricongiungersi al Padre
mentre le donne ai suoi piedi, ugualmente aureolate, sono immerse in una luce
divina che inonda ed eleva la sofferenza
e il pathos della carne, la passione del Cristo sulla croce ad ardore religioso
lontano dal sangue o da ogni altro dettaglio realista nella scena. Tutto è
irradiato di un’aurea luminosa nell’ascesa spirituale delle figure; le tuniche
ugualmente appaiono immerse nel colore_ vivido, vivo, rifulgente_ quel colore
cui i Preraffaelliti si ispireranno per restituire pathos e centralità alla sfera emotiva,
passionale o mistica dell’esistenza che si opponeva ai codici borghesi della
rigida moralità vittoriana, nonché al classicismo imbalsamato della loro Accademia.
Nella “Madonna di Piazza” (1474) di Andrea del Verrocchio, maestosa sul
trono si impone la Vergine come una nobildonna quattrocentesca dalle forme
piene, in una carnalità espansa dove la figure assume spessore, plasticità,
volume e corpo rispetto alla pittura tardo-gotica. Troneggia al centro il
bambino, enorme nella rappresentazione anatomica del corpo, sproporzionato e
dominante rispetto alla figura della madre, la stessa stagliandosi nitidamente in
un abito blu vivace nel drappeggio delle forme fisiche ben marcate.
Nella celebre tela di “ Pallade e il centauro” ( 1482) ancora è
ben visibile in Botticelli una fonte di ispirazione per la pittura
preraffaellita. Il volto malinconico
della giovane Pallade, etereo, irradiato di una grazia ineffabile, di una
bellezza quasi sovra-umana nell’estetica botticelliana rimanda a molte figure
femminili nella pittura dei moderni artisti inglesi. Gli stessi spesso
dipingevano volti visionari dalla bellezza eterea proiettati verso il mondo
spirituale ispirandosi a celeberrimi miti della letteratura europea. Pallade
ricalcando l’ideale estetico botticelliano incarna nella mitologia greca una
divinità guerriera rivestita tuttavia qui da un abito leggero e floreale,
infine fiancheggiata dalla figura mitica del centauro a metà animale e a metà
umano .
Arazzi
del Santo Graal (Edward Burne-Jones, William Morris)
Leggende medievali
narranti le vicende di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, il mito di
Camelot o la ricerca del Sacro Graal ispirano la letteratura di tutto il
Medioevo e sono rivisitate in una serie di arazzi meravigliosamente intessuti da
due tra i più importanti esponenti della confraternita. Nella serie qui esposta vediamo la partenza
dei cavalieri congedandosi dalla corte di re Artù; di seguito, Ginevra porge lo scudo a
Lancillotto, il medesimo viene fermato d’avanti alla porta della cappella del
Graal per mancanza di fede, addormentato da un angelo che gli sbarra il
cammino. Infine nella scena finale Percival,
cede il passo al figlio circondato da bianchi gigli che si inginocchia di
fronte alla porta del santuario. La
semplicità della leggenda immersa nella dimensione spirituale di una ricerca
sul senso ultimo e religioso dell’esistenza è restituita attraverso i colori
accesi prediletti da questi artisti e un realismo inteso “verso la Natura” cioè
atto a illuminare la verità del cuore e non la copia delle mere sembianze
esteriori.
Proseguendo il percorso guidato dopo uno
spazio dedicato a John Ruskin, influente critico d’arte appassionato di architettura
rinascimentale che divenne punto di riferimento teorico per il movimento incontriamo
gli artisti più significativi che dettero
vita alla confraternita “Pre-raphaelite brotherhood” tra i quali Dante Gabriel
Rossetti, poeta e pittore fondatore insieme ad altri due giovani artisti
William Hunt e John Everett Millais del movimento nonché voci femminili e muse ispiratrici tra le più importanti quali Elizabeth Siddal,
Jane Morris, Christina Rossetti ecc Seguono gli artisti della seconda
generazione, Edward Burne-Jones e William Morris a sua volta iniziatore del
movimento Art and Craft che porterà
lo stile preraffaellita fino agli albori del ‘900. Un ultimo focus nella mostra
è dedicato, infine a alcuni pittori italiani che ispirandosi al Medioevo dimostrarono
una sensibilità affine a quella dei preraffaelliti inglesi.
Dante
Gabriel Rossetti, ritratti femminili
La sua esistenza fu
segnata da diverse figure femminile, artiste, muse o compagne di vita che
divennero anche il soggetto principale dei suoi ritratti, prima fra tutte
Elizabeth Siddal la cui morte segnò drammaticamente la vita e l’opera del poeta
enfatizzando il processo di idealizzazione femminile già presente nella sua visione
pittorica. Artista, musa e modella che
Rossetti sposò nel 1860 si tolse la vita nel 1862 con un overdose di laudano in
seguito a una profonda depressione per la perdita della figlia che portava in
grembo venuta alla luce morta. In seguito tra i volti più noti rappresentati ì
da Rossetti compaiono Fanny Conforth,
personificazione dell’erotismo sensuale e nei ritratti forse più oscuri gli
occhi smisurati di Jane Morris che incombe sulla tela come creatura insieme
attraente e inquietante .
“The
Roman widow”
Le prime opere dove
compare il volto di Elizabeth Siddal sono spesso evocazioni poetiche dalla
bellezza immediata e sensuale eppure avvolte da un aurea spirituale, quasi le
figure femminili appartenesse a una sfera altra rispetto a quella terrena: esseri
in qualche modo angelici provvisti di un candore e insieme di una limpida
idealità talvolta rivisitando figure mitiche del passato come in questo caso la
donna romana. La giovane accompagnata da due strumenti musicali appare adornata da fiori, avvolta dai veli di
una tunica sinuosa. L’inquadratura ravvicinata del volto femminile in primissimo piano esalta attraverso un uso
smisurato e vivido del colore la ricerca di una bellezza assoluta, fine a sé
stessa ma anche sublimata secondo lo spirito e la sensibilità romantica.
“Donna della finestra”
Jane Morris, allora
consorte dell’artista William Morris, appare qui come nuova musa per Rosssetti
dopo la morte di Elizabeth rivisitando per questa tela l’opera dantesca, in
particolare la figura di Beatrice e l’incontro tra Dante e Beatrice nella “Vita
Nuova”. Volto ancora una volta in primissimo piano, Jane guarda in un attimo folgorante come Beatrice il poeta
infranto per la scomparsa della moglie. La figura di lei appare rispetto all’antecedente molto
più oscura, inquietante avvolta da un’aurea di mistero e inconoscibilità come
trovandosi di fronte all’enigma da decriptare della sua bellezza o meglio della
sua anima: un essere misterioso il cui sguardo cresce in intensità e si staglia
sempre più in rilievo, attraente e ipnotico rappresentando forse l’opposto alla
bellezza solare della precedente. Una dualità tra spirito e materia, tra luce e
tenebre, l’elevazione e la ricaduta nello speen esistenziale e, ancora, la sensualità o la sua sublimazione, che
permane come elemento stilistico in molto lavori dei Preraffaeliti.
L’ultima parte
dell’allestimento è infine incentra sugli artisti della terza generazione tra i
quali John Waterhouse (“Le Danaidi” 1903), che subirono la fascinazione delle
tendenze neorinascimentali nella rivisitazione di miti classici, esponendo
soprattutto alla Grosvenor Gallery quale
alternativa progressista alla Royal Academy. Troviamo qui tra le altre opere la
rappresentazione libera e anticonformista di “Ipazia”( 1885) di Charles
Mitchell, nata ad Alessandria d’Egitto. Filosofa greca e pagana, donna colta e
perseguitata dai Cristiani, è rappresentata nuda di fronte all’altare di una
chiesa nel momento che precede il suo assassinio quasi a manifesto dello
spirito irriverente e rivoluzionario, dello stile di vita anti-borghese e
trasgressivo che animava questo gruppo di artisti.
Per concludere, non possiamo prescindere da un mito del teatro Shakespiraino come “Romeo e Giulietta” nella tela preraffaellita di Frank Dicksee. Ritorna tutta la simbologia degli elementi citati sulla tela: la tunica bianca d’epoca vittoriana, i lunghi capelli della giovane donna, i fiori di giglio o di passiflora simbolo di purezza o le decorazioni floreali sullo sfondo. Il tutto a circoscrivere lo spazio disegnato dal balcone dal quale Romeo sta fuggendo e dove si consuma il bacio appassionato trai due amanti, quel momento di purezza e passionalità che nel quadro sancisce insieme l’attimo decisivo e la fatalità drammatica del loro destino. Grandi narratori di storie e di miti gli artisti del movimento preraffaellita scelgono come abbiamo visto di rifarsi alla semplicità dell’arte medievale o pre-rinascimentale, di tornare verso quell’epoca oscura luogo di miti e leggende che porterà al rifiorire del Rinascimento per rinascere anche loro liberi e anticonformisti dalle ceneri di uno spenta e usurata società vittoriana.